La Villa Romana
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Lungo la strada che da Alghero conduce a Capo Caccia, superata la borgata di Fertilia ed, in ordine, il bivio per Maristella-PortoConte e Porticciolo, subito dopo l'Hotel Baia di Conte, si trovano i resti di una villa che risale al I° secolo d.C.

Costruita sul mare - che in parte ne ha sommerso la porzione più avanzata - era dotata anche di un suo piccolo approdo, come sembra dimostrare la presenza in acqua di manufatti nei quali si distingue abbastanza chiaramente un molo.

Recenti scavi hanno rivelato che la struttura non era una semplice abitazione ma un centro produttivo-abitativo, una sorta di direzione di una grande fattoria completa però di locali destinati a magazzino e stanze per le maestranze. Nella porzione residenziale sono venuti alla luce resti di terme, colonne, pavimenti coperti di mosaici, decorazioni sulle pareti esterne e stucchi, a dimostrazione che gli occupanti godevano di prestigio e censo elevato.

I ritrovamenti degli ultimi anni fanno pensare che alla villa facessero capo anche le numerose fattorie rinvenute nel raggio di alcuni chilometri, centri agricoli tanto vasti da disporre -come la villa- non solo di alloggi ma anche di un proprio cimitero.

Ma che cosa si coltivava? 
Certamente frumento e, forse, la vite, considerando che alcuni ritrovamenti avvenuti nel villaggio nuragico di Sant'Imbenia (a pochi metri dalla villa) e risalenti al periodo fenicio compreso tra il X ed il IX sec. a.C., sembrano avvalorare l'ipotesi che si producesse già allora del vino.

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Alla luce di tutto ciò non sembra azzardato immaginare che la villa in realtà non fosse di origine romana ma un insediamento fenicio molto più antico, in seguito riutilizzato da Roma ed adattato alle proprie esigenze.

Ciò sposterebbe l'arrivo della prima colonia fenicia in Sardegna indietro di circa 150 anni, ma per averne la certezza è necessario completare le campagne di scavo del sito che, oggi, è conosciuto solo in parte. 

Per il periodo romano e seguente, sappiamo invece che l'edificio venne utilizzato con alterne vicende e destinazioni sino al tardo-medioevo, ossia sino a quando venne distrutto (o almeno così sembra) da un'incursione barbarica proveniente dal nord Africa.
L'utilizzo è stato anche influenzato dall'arrivo dei primi cristiani in Sardegna, deportati nell'isola e divenuti regolarmente predicatori e martiri, come svelano i segni paleocristiani rilevati e la presenza nei pressi di una chiesa dedicata a Santa Imbenia (dalla quale deriva il nome dell'area), martire sarda venerata sin dai primi secoli dopo Cristo.

Tra le cose più particolari segnaliamo (foto qui a destra) una sorta di vasca, apparentemente una cisterna, ma strana poichè dispone di un collegamento verso il mare verificato direttamente da noi anni addietro. La conferma di tale connessione viene anche dagli archeologi della Soprintendenza di Sassari, i quali sono propensi a credere che il manufatto fosse parte integrante delle terme.

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